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CHI FA DISINFORMAZIONE?

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Come sapete bene tendenzialmente preferiamo non parlare molto delle star da salotto che affollano da quasi due anni le nostre televisioni e riempiono le pagine dei nostri giornali: preferiamo informare, pubblicare studi scientifici, proporre iniziative e idee di contrasto a questa follia tutta italiana (ricordiamo che siamo l’unico paese con le restrizioni praticamente per tutto, alla faccia della “pandemia mondiale”). Oggi però facciamo un’eccezione perché l’intervento ieri sera di Burioni senza alcun contraddittorio sui canali pubblici della RAI merita quantomeno qualche precisazione, non tanto per noi che ormai purtroppo conosciamo bene il personaggio ma perché spesso “ciò che viene detto alla TV” diventa poi motivo di scelta su temi delicati quali quello della vaccinazione:

“Tante persone oltre i 50 anni che non si sono vaccinate, e queste persone sono un pericolo per la comunità perché possono infettarsi e possono trasmettere la malattia”

La vaccinazione rimane ad oggi uno strumento di protezione personale e non di comunità. Troviamo inaccettabile continuare a puntare sui sensi di colpa di chi pone dubbi sulla vaccinazione e soprattutto inaccettabile che si mettano i cittadini gli uni contro gli altri con questo ritornello privo di ogni fondamento scientifico. I vaccinati che si infettano (anche in modo asintomatico) hanno una carica virale pari a quella dei non vaccinati tanto che molti scienziati sostengono che sia impossibile raggiungere l’immunità di gregge. Anche per questo ad oggi i soggetti vaccinati continuano ad indossare la mascherina, devono sottoporsi a quarantena in caso di contatto con un soggetto positivo e devono sottoporsi a tampone per entrare in alcuni luoghi come, ad esempio, in caso di conferenze stampa davanti al Presidente del Consiglio. Se il vaccinato fosse “sicuro” perché esisterebbero ancora certi protocolli “di sicurezza” ?

“Ma questi vaccini a mRNA sono sicuri? Hanno effetti a lungo termine? Ovviamente la certezza della mancanza di un effetto negativo a lungo termine si ha solo a lungo termine perché non abbiamo una macchina del tempo che ci fa viaggiare nel futuro, però non c’è niente che ci fa anche solo lontanamente sospettare che questi vaccini abbiano degli effetti negativi a lungo termine e allo stesso tempo non esiste nella storia della medicina un vaccino che abbia avuto effetti negativi a lungo termine”

La scienza non è una fede. Questa deriva che (solo in Italia) si sta cercando di far prendere all’emergenza Covid trasformando la dimostrazione di fatti in atto di fede è inaccettabile. Se tutto fosse sicuro e bastassero “l’assenza di sospetti sugli effetti negativi a lungo termine” non ci sarebbe bisogno di firmare un consenso informato che non esclude gli effetti a lungo termine, non ci sarebbe l’avviso sul foglietto illustrativo AIFA del “farmaco sottoposto a monitoraggio addizionale” e non ci sarebbero i dubbi proprio da chi ha inventato la tecnologia mRNA, il dottor Malone che raccomanda cautela nella vaccinazione a tappeto. Del resto in soli 6 mesi di campagna vaccinale ricordiamo che AIFA ha dovuto aggiornare i foglietti illustrativi aggiungendo prima le trombosi e poi le infiammazioni cardiache , effetti avversi possibili che non erano stati riscontrati nei frettolosi e ristretti studi autorizzativi. Certezze non ce ne sono, e ostentare sicurezza nella TV pubblica in prima serata non è corretta informazione ma solo uno spot pubblicitario.

“Il vaccino come tutti i farmaci ha degli effetti collaterali.E’ bene saperli e capire quale è la loro gravità e frequenza. Nessun pericolo per la modifica del DNA però c’è la miocardite che si presenta raramente (3 casi su 100.000 dosi). In uno studio molto ampio in USA sono stati considerati 300 milioni di vaccinazioni e ci sono stati 1300 casi, tutti seguiti e guariti”

Analizziamo su questo dato ciò che è riportato sulla pagina del CDC USA . A pagina 7 trovate una tabella che mette a confronto i casi di infiammazioni cardiache attesi su una popolazione media a quelli riscontrati nei soggetti vaccinati a mRNA. Alcuni esempi: nei maschi fra 18 e 24 anni a fronte di una frequenza attesa di 1-11 casi sono stati riscontrati 213 casi, una frequenza oltre 20 volte maggiore. Ma anche analizzando i dati su popolazione più adulta vediamo che fra 40 e 49 anni sono stati riscontrati 45 casi contro i 2-19 attesi, oltre il doppio quindi. Ed è anche inaccettabile trattare con superficialità la guarigione di queste infiammazioni: la guarigione clinica non corrisponde sempre all’assenza di problemi permanenti e lo stesso Professor Crisanti (di certo non “un novax”) ha messo in guardia sulla vaccinazione nei giovani perché “la miocardite è una complicazione che non va sottovalutata. Non si sa quanto impatto abbia sulla funzionalità cardiaca negli anni. Mi spiego, se un giovanissimo guarisce dalla miocardite ma con una funzionalità cardiaca compromessa del 10%, è una cosa gravissima. È importante il modo in cui guariscono. Con che capacità cardiaca.” 

A noi piacerebbe tanto avere queste certezze sbandierate in TV con tanta superficialità, ma riteniamo che quando si parla di una malattia che sotto 50 anni senza patologie pregresse ha una mortalità nulla sia importante informare e non fare propaganda e bilanciare bene rischi (incerti) a benefici (nulli).

E non abbiamo neanche certezze su “nessun pericolo per la modifica del DNA”, dubbi che provengono da studi pubblicati su riviste scientifiche in corso di validazione. Il tempo ci dirà se questi studi saranno confutati o meno: la scienza, non la propaganda da salotto.

“Qualcuno è morto per il vaccino? Si, probabilmente 1 persona in Nuova Zelanda per miocardite causata da vaccino. 1 persona su miliardi di dosi in un anno. Nullo a confronto di alcune delle cause di morte in Italia: 25 persone all’anno per allergia da farmaci, 30 morti per allergie da cibo, 25 morti per puntura di insetti”

Premettendo che non ci risulta obbligo di assunzione di farmaci o di determinati cibi pena l’impossibilità di lavorare o di praticare vita sociale, sminuire i morti da vaccino è una tecnica purtroppo ormai nota da chi segue la lotta per la libertà di scelta da anni. Citiamo il rapporto ufficiale AIFA per parlare solo dei decessi post vaccino in Italia :

“Decessi e nesso di causalità. Complessivamente, 555 di queste segnalazioni gravi (al netto dei duplicati, ovvero dei casi per cui è stata inserita più di una segnalazione) riportano l’esito “decesso” con un tasso di segnalazione di 0,73/100.000 dosi somministrate, indipendentemente dalla tipologia di vaccino, dal numero di dose e dal nesso di causalità, tasso simile a quello riportato nel Rapporto precedente.

Il 71,3% (396/555) delle segnalazioni con esito decesso presenta una valutazione del nesso di causalità con l’algoritmo dell’OMS, in base al quale il 58.8% dei casi (233/396) è non correlabile, il 32,3% (128/396) indeterminato e il 5,3% (21/396) inclassificabile per mancanza di informazioni sufficienti. Complessivamente, 14 casi (3,5%) sui 396 valutati sono risultati correlabili (circa 0,2 casi ogni milione di dosi somministrate), di cui 7 già descritti nei Rapporti precedenti. Le rimanenti 7 segnalazioni si riferiscono a 3 pazienti ultraottantenni con condizione di fragilità per pluripatologie, deceduti per COVID-19 dopo aver completato il ciclo vaccinale (in due casi 3 settimane prima e in un caso 39 giorni prima dell’evento fatale), 3 pazienti deceduti per complicanze di un evento di natura trombotica associato a trombocitopenia e 1 paziente deceduto per complicanze di porporatrombotica trombocitopenica.”

Lo dice AIFA: 396 segnalazioni di sospetto decesso post vaccino hanno “nesso secondo algoritmo OMS”. 14 casi (3.5%) sono risultati CORRELABILI.

In 8 mesi, solo in Italia. Lo dice AIFA, non noi. Servono altre parole?

Staff C.Li.Va. Toscana

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