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FIRMATO IL CONTRATTO PER IL VACCINO PER IL CORONAVIRUS

FIRMATO IL CONTRATTO PER IL VACCINO PER IL CORONAVIRUS

“Il vaccino è l’unica soluzione definitiva al Covid 19”: con queste parole il Ministro della Salute Speranza ha annunciato la firma del contratto insieme ad altri paesi europei per “l’approvvigionamento fino a 400 milioni di dosi di vaccino da destinare a tutta la popolazione europea”. Il vaccino per il quale l’Italia ha firmato il contratto “nasce dagli studi dell’Università di Oxford e coinvolgerà nello sviluppo e produzione anche importanti realtà italiane”. Obiettivo temporale: distribuzione del primo lotto di dosi entro la fine del 2020.

Analizziamo insieme la storia di questo vaccino che nasce dalla IRBM di Pomezia e che in questi mesi ha visto parlare molto di sé sui giornali.

Il 14 Aprile 2020 il sito del Ministero della Salute ha comunicato l’avvio entro la fine del mese della sperimentazione sull’uomo del vaccino sviluppato dalla IRBM di Pomezia e dalla Oxford University con “test accelerati del prototipo di vaccino anti covid-19 su 550 volontari sani”. Già nel comunicato è stato specificato che “normalmente i tempi per arrivare a immettere un vaccino sul mercato sono di 2-3 anni” ma che “sulla base dei test di laboratorio particolarmente buoni” si potesse passare direttamente “alla fase di sperimentazione sull’uomo”. Il comunicato stampa ha scatenato la reazione di moltissimi sindacati di lavoratori perché il Ministero ha aperto a un possibile “uso in modalità compassionevole a Settembre 2020” per agenti delle forze dell’ordine e personale sanitario.

Avevamo già raccolto le reazioni di contrarietà alle sperimentazioni da parte dei sindacati di polizia, militari e carabinieri in un altro post sul nostro sito. Questo a sostegno della nostra posizione secondo la quale gli obblighi vaccinali NON piacciono a nessuno, neanche ai medici e agli operatori sanitari.

Le polemiche sono aumentate nei giorni successivi quando Il Fatto quotidiano ha fatto notare che il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), Giovanni Rezza, aveva rapporti proprio con l’IRBM di Pomezia tramite la Advent, società fondata nel 2010 e controllata al 100% da IRBM. Nell’articolo che riprendiamo dal blog del Senatore Paragone si apprende che “Giovanni Rezza è stato nominato vice presidente del Cda del CCNS” che per il 70% è posseduto da IRBM Pomezia (lo stesso consorzio CCNS tra l’altro fra il 2016 e il 2019 era stato presieduto da Walter Ricciardi). Nella ricostruzione si fa presente che “in CCNS non è presente direttamente Advent ma la IRBM” ma viene sottolineato come le due società siano strettamente legate.

Ulteriori polemiche sono state scatenate dalle dichiarazioni di Stefania Di Marco, direttore scientifico della Advent (Gruppo IRBM) , quando ha annunciato “dosi di vaccino sperimentale per Brasile e Sudafrica” dove il numero dei casi sembrava in forte aumento rispetto al calo europeo. Moltissimi personaggi famosi di origine africana hanno protestato contro la sperimentazione sostenendo (giustamente) che “l’Africa non è il vostro parco giochi” e che la popolazione africana “non potesse essere una cavia”.

Del resto i tempi di sviluppo notevolmente affrettati di questo vaccino per il coronavirus covid-19 avevano sollevato qualche dubbio anche fra gli stessi medici e ricercatori. Ricordiamo ad esempio le dichiarazioni del direttore della Harvard Global Health che avvisava che “stiamo saltando molte tappe intermedie che si fanno di solito per garantire la sicurezza. Sarebbe tragico trovare un vaccino per poi scoprire che è dannoso”. Dichiarazioni analoghe a quelle dell’immunologo Douglas Green, vice direttore di Science Advances, che in un editoriale ha affermato che “bypassare gli studi clinici per un potenziale vaccino sarebbe catastrofico” spiegando come “si potrebbe verificare il rischio di ADE Antibody Dependent Enhancement ovvero il legame fra anticorpi e recettori facilitando così l’infezione invece che una protezione”.

Ma cosa dice il capo del team di ricerca di questo vaccino di Oxford? Pochi giorni fa Adrian Hill, professore alla guida del progetto, ha suscitato un po’ di dubbi nella popolazione dichiarando che “lo studio sul vaccino ha solo il 50% di probabilità di successo”. Il motivo del calo delle probabilità di successo rispetto a quanto precedentemente annunciato è legato al fatto che “nel Regno Unito c’è una rapida scomparsa del virus e se covid-19 non si diffonde nella comunità i volontari avranno difficoltà ad intercettarlo”. Nell’intervista tratta dal Telegraph addirittura è stato dichiarato che “il calo dei contagi paradossalmente danneggia la ricerca di una cura”. Lo stesso Hill rievoca nell’intervista quanto successo anni fa con la SARS che, scomparendo in estate, ha reso inutile la ricerca del vaccino o di una cura.

Della difficoltà nel trovare un vaccino efficace e sicuro se ne era parlato pochi giorni prima per un altro candidato, quello sviluppato dalla società americana Moderna. Nei test infatti “tre delle quindici cavie umane hanno subito un evento avverso entro 43 giorni dalla ricezione del jab”, l’americana Children’s Health Defense ha così effettuato una proiezione sui dati forniti dalla Moderna stimando in 1.5 miliardi le possibili reazioni avverse con la somministrazione di questo vaccino. Eppure solo un mese fa i giornali italiani avevano considerato “una buona notizia” il fatto che i volontari avessero sviluppato una risposta immunitaria dopo essersi sottoposti al vaccino sperimentale dell’azienda americana.

In merito al “vaccino che verrà” consigliamo a tutti di leggere l’ebook gratuito di Corvelva scritto dalla Dottoressa Loretta Bolgan disponibile sia in italiano che in inglese grazie al lavoro dello splendido team di traduttori C.Li.Va. Toscana. Trovate l’ebook scaricabile GRATUITAMENTE a questo link: https://www.corvelva.it/speciale-corvelva/corvelva-ebook/covid-19-il-vaccino-che-verra.html

Insomma mentre il calo dei contagi prosegue, virologi, immunologi e medici di tutto il mondo fanno notare di come il virus sia “clinicamente morto” e che una seconda ondata potrebbe non esserci o comunque essere molto meno forte , troviamo molto curioso che il Governo Italiano firmi contratti per milioni di dosi di un vaccino che potrebbe non esserci mai o potrebbe, come la SARS ci insegna, non essere utile. Nel 2010 questa fretta ci costò 184 milioni di euro per oltre 10 milioni di dose mai utilizzate.,

Abbiamo provato a riassumere le nostre riflessioni attraverso fonti ufficiali e contributi di personalità riconosciute per evidenziare come su questa vicenda sia incomprensibile la fretta con cui il Ministro della Salute e il Governo continuino, da mesi, a investire tempo e soldi in un ipotetico vaccino nonostante numerosi medici ed esperti mettano in dubbio sicurezza, efficacia e utilità per un virus che potrebbe anche scomparire come successo nel recente passato con la SARS.

Nel frattempo l’unica strategia comunicativa del Governo è quella di insistere con il distanziamento fisico, l’uso a tappeto di mascherine chirurgiche, anche se il loro utilizzo non adeguato può portare più a rischi che benefici, ma nessuna parola viene spesa sull’invitare le persone a rinforzare il sistema immunitario con assunzione di vitamine C e D (nonostante articoli sul sito dell’Istituto di superiore di sanità sulla loro possibile utilità), campagne informative sul rischio aumentato di polmoniti per i fumatori e nessun approfondimento sul legame fra inquinamento e diffusione del coronavirus covid-19 .

Ancora una volta la politica italiana dimostra grande inadeguatezza nel destinare le risorse economiche per la salute pubblica, preferendo scommettere milioni di euro su un vaccino dalla dubbia efficacia e sicurezza piuttosto che affrontare il problema migliorando stili di vita degli italiani e qualità dell’ambiente in cui viviamo.

Staff C.Li.Va. Toscana

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