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15 OTTOBRE – ALCUNI CHIARIMENTI

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Ci avviciniamo alla data dell’entrata in vigore degli effetti previsti dal DL 127 sulle certificazioni verdi previste per l’accesso a tutti i luoghi di lavoro. Raccogliendo le domande più frequenti che ci avete fatto vogliamo provare a riassumere cosa sappiamo ad oggi, cosa possiamo fare e cosa invece rimane ancora da capire in modo chiaro

“Devo comunicare prima che non avrò il greenpass? E’ lecito che mi chiedano il greenpass già oggi? La mia azienda mi sta chiedendo il possesso del greenpass settimana per settimana, è giusto?”

Il primo giorno in cui la certificazione verde può essere chiesta a lavoro (escluso ovviamente chi lavora già nei settori dove sono in vigore gli altri decreti governativi) è Venerdì 15 Ottobre. Richieste antecedenti a questa data non sono legittime visto che il decreto, anche se pubblicato, entra in vigore solo in quella data. Sulla comunicazione il decreto prevede che “è fatto obbligo, ai fini dell’accesso ai luoghi in cui la predetta attività è svolta, di possedere e di esibire, su richiesta, la certificazione verde COVID-19”. Pertanto la certificazione è richiesta solo per accedere ai luoghi di lavoro e non preventivamente.

“I lavoratori di cui al comma 1, nel caso in cui comunichino di non essere in possesso della certificazione verde COVID-19 o qualora risultino privi della predetta certificazione al momento dell’accesso al luogo di lavoro, al fine di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori nel luogo di lavoro, sono considerati assenti ingiustificati”

Spetta quindi al lavoratore comunicare il non possesso al datore di lavoro al primo giorno di assenza oppure comunicare il non possesso nel momento in cui si accede al luogo di lavoro e si è sottoposti a controllo. Le verifiche possono avvenire anche a campione ma il decreto prevede espressamente che “le verifiche delle certificazioni verdi COVID-19 sono effettuate con le modalità indicate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri adottato ai sensi dell’articolo 9, comma 10.” Quindi ad oggi l’unico modo autorizzato è l’utilizzo dell’app verificaC19 che tutela il lavoratore da due diritti: non mettere a conoscenza l’origine del QR code mostrato (vaccino, tampone o guarigione) e la non memorizzazione dei dati. Quest’ultimo punto rende NON LEGITTIME richieste preventive per l’organizzazione del lavoro. Chiedere in anticipo il possesso della certificazione verde (sia solo come informazione che come consegna del QR con relativa scadenza) è una procedura che molti stanno tentando ma che non è consentita come già ribadito dal garante per la privacy per il decreto che ha istituito la certificazione verde come condizione necessaria per accedere ad attività abituali quali le palestre (https://www.garanteprivacy.it/home/docweb/-/docweb-display/docweb/9696596)

“Ma se non mi chiedono niente posso andare?”

Il lavoratore ha l’obbligo di accedere al luogo di lavoro solo in possesso della certificazione verde. Se il datore di lavoro non controlla questo non vi esonera dall’obbligo di legge. Pertanto in caso di controlli da parte delle autorità (oppure dallo stesso datore di lavoro a campione in un momento successivo all’entrata) siete sanzionabili: “Per le violazioni di cui al comma 8, la sanzione amministrativa prevista dal comma 1 del citato articolo 4 del decreto-legge n. 19 del 2020 e’ stabilita in euro da 600 a 1.500.” Come previsto dal comma 8, inoltre, sarete anche sottoposti a sanzione disciplinare in caso di accesso al luogo di lavoro senza avere la certificazione (L’accesso di lavoratori ai luoghi di lavoro di cui al comma 1 in violazione degli obblighi di cui ai commi 1 e 2, è punito con la sanzione di cui al comma 9 e restano ferme le conseguenze disciplinari secondo i rispettivi ordinamenti di settore).

Non sono previste sanzioni economiche e disciplinari in caso comunichiate la mancanza della certificazione prima di accedere al luogo di lavoro, in questo caso sarete ritenuti “assenti ingiustificati” con la sospensione dello stipendio senza conseguenze disciplinari o rischio di licenziamento

“Devo comunicare ogni giorno di non essere a lavoro? E in che modo?”

“I lavoratori di cui al comma 1, nel caso in cui comunichino di non essere in possesso della certificazione verde COVID-19 [..] sono considerati assenti ingiustificati fino alla presentazione della predetta certificazione”

Leggendo il testo del decreto quindi sembra sufficiente comunicare la mancanza di certificazione solo il primo giorno di assenza. Dopo di che “fino alla presentazione” si è considerati assenti secondo DL 127 senza ulteriori comunicazioni. Visto che comunque il DL 127 dà ampio spazio organizzativo alle singole attività raccomandiamo di leggere attentamente modalità di comunicazione e frequenza di comunicazione della mancanza di certificazione in modo da evitare contenziosi con il proprio datore di lavoro. In generale sarebbe auspicabile comunicare l’assenza in modo scritto, in modo che sia tracciato che l’assenza sia riconducibile al DL127 (quindi senza conseguenze) e non a scelte immotivate che porterebbero a problemi disciplinari.

“Come posso protestare? Posso scioperare?”

Il modo migliore per protestare è astenersi dal lavoro (almeno) il giorno 15 in modo simbolico. Al momento i lavoratori non provvisti di certificazione sono oltre 3 milioni, un numero che paralizzerebbe il paese e quindi permetterebbe di lanciare un segnale al Parlamento chiamato a convertire il DL entro novembre pena decadenza. In questo caso non è necessario aderire a uno sciopero in quanto l’assenza per mancanza di certificazione è prevista dalla legge e vi tutela da eventuali azioni disciplinari. In linea generale un’azione concreta sarebbe quella di astenersi il più possibile da lavoro qualora la vostra posizione sia delicata e difficilmente sostituibile. In base alla vostra disponibilità economica invitiamo quindi ad astenersi dal lavoro più giorni possibili, anche scegliendo di alternare tamponi ad assenze per rendere ingestibile l’organizzazione del lavoro. Se è vero che i datori di lavoro hanno l’obbligo di applicare la legge, è vero che solo una spinta unita fra lavoratori e datori di lavoro possono portare a un cambiamento del testo del decreto. Occorre quindi un sacrificio da parte di tutti, il decreto ci permette di assentarci da lavoro senza necessità di aderire a uno sciopero indetto da un sindacato. E’ sufficiente comunicare la mancanza di certificazione verde e legando la vostra assenza a questa motivazione. Ricordiamo che non è prevista mai la sanzione disciplinare o il licenziamento.

“Cosa succederà alla mia busta paga? Posso essere licenziato?”

Il decreto prevede espressamente che durante i giorni considerati “assenza ingiustificata” per mancanza di certificazione verde non si venga pagati ma NON si possa in alcun modo essere sanzionati ulteriormente o licenziati. Quindi anche se alcuni datori di lavoro minacceranno licenziamenti ad oggi la legge non lo prevede in nessun modo. Purtroppo però i giorni non lavorati non verranno retribuiti e quindi non verranno pagate le ore di assenza e i relativi contributi. Precisiamo che per i lavoratori dipendenti le trattenute sono in funzione del reddito pertanto a fronte di un ipotetico mese di astensione riceveremo una busta paga a zero senza trattenute IRPEF.

“Il controllo può essere fatto solo all’ingresso o anche successivamente durante l’orario di lavoro? E se mi scade durante il giorno sono sanzionabile?”

A differenza di quanto previsto per i lavoratori della scuola nel DL 127 il controllo all’ingresso è solo indicato come prioritariamente ma non obbligatorio ( comma 5 “I datori di lavoro di cui al comma 4, primo periodo, definiscono, entro il 15 ottobre 2021, le modalità operative per l’organizzazione delle verifiche di cui al comma 4, anche a campione, prevedendo prioritariamente, ove possibile, che tali controlli siano effettuati al momento dell’accesso ai luoghi di lavoro”). Questo significa che nei protocolli operativi i datori di lavoro potranno specificare la modalità dei controlli (all’ingresso, a campione, a tutti i lavoratori o in modalità mista fra tutte le possibili) rimanendo nei limiti previsti dal decreto. Ne consegue che se la vostra certificazione verde scade (perché generata da tampone) durante l’orario di lavoro e siete sottoposti al controllo siete sanzionabili dal datore di lavoro (con sanzione amministrativa più disciplinare in quanto siete stati trovati nel luogo di lavoro senza certificazione valida). Invitiamo quindi tutti i lavoratori a non accedere ai luoghi di lavoro qualora la certificazione sia scaduta per non incorrere in sanzioni e problemi con il datore di lavoro.

Staff C.Li.Va. Toscana

t.me/clivatoscana

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CHI FA DISINFORMAZIONE?

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Come sapete bene tendenzialmente preferiamo non parlare molto delle star da salotto che affollano da quasi due anni le nostre televisioni e riempiono le pagine dei nostri giornali: preferiamo informare, pubblicare studi scientifici, proporre iniziative e idee di contrasto a questa follia tutta italiana (ricordiamo che siamo l’unico paese con le restrizioni praticamente per tutto, alla faccia della “pandemia mondiale”). Oggi però facciamo un’eccezione perché l’intervento ieri sera di Burioni senza alcun contraddittorio sui canali pubblici della RAI merita quantomeno qualche precisazione, non tanto per noi che ormai purtroppo conosciamo bene il personaggio ma perché spesso “ciò che viene detto alla TV” diventa poi motivo di scelta su temi delicati quali quello della vaccinazione:

“Tante persone oltre i 50 anni che non si sono vaccinate, e queste persone sono un pericolo per la comunità perché possono infettarsi e possono trasmettere la malattia”

La vaccinazione rimane ad oggi uno strumento di protezione personale e non di comunità. Troviamo inaccettabile continuare a puntare sui sensi di colpa di chi pone dubbi sulla vaccinazione e soprattutto inaccettabile che si mettano i cittadini gli uni contro gli altri con questo ritornello privo di ogni fondamento scientifico. I vaccinati che si infettano (anche in modo asintomatico) hanno una carica virale pari a quella dei non vaccinati tanto che molti scienziati sostengono che sia impossibile raggiungere l’immunità di gregge. Anche per questo ad oggi i soggetti vaccinati continuano ad indossare la mascherina, devono sottoporsi a quarantena in caso di contatto con un soggetto positivo e devono sottoporsi a tampone per entrare in alcuni luoghi come, ad esempio, in caso di conferenze stampa davanti al Presidente del Consiglio. Se il vaccinato fosse “sicuro” perché esisterebbero ancora certi protocolli “di sicurezza” ?

“Ma questi vaccini a mRNA sono sicuri? Hanno effetti a lungo termine? Ovviamente la certezza della mancanza di un effetto negativo a lungo termine si ha solo a lungo termine perché non abbiamo una macchina del tempo che ci fa viaggiare nel futuro, però non c’è niente che ci fa anche solo lontanamente sospettare che questi vaccini abbiano degli effetti negativi a lungo termine e allo stesso tempo non esiste nella storia della medicina un vaccino che abbia avuto effetti negativi a lungo termine”

La scienza non è una fede. Questa deriva che (solo in Italia) si sta cercando di far prendere all’emergenza Covid trasformando la dimostrazione di fatti in atto di fede è inaccettabile. Se tutto fosse sicuro e bastassero “l’assenza di sospetti sugli effetti negativi a lungo termine” non ci sarebbe bisogno di firmare un consenso informato che non esclude gli effetti a lungo termine, non ci sarebbe l’avviso sul foglietto illustrativo AIFA del “farmaco sottoposto a monitoraggio addizionale” e non ci sarebbero i dubbi proprio da chi ha inventato la tecnologia mRNA, il dottor Malone che raccomanda cautela nella vaccinazione a tappeto. Del resto in soli 6 mesi di campagna vaccinale ricordiamo che AIFA ha dovuto aggiornare i foglietti illustrativi aggiungendo prima le trombosi e poi le infiammazioni cardiache , effetti avversi possibili che non erano stati riscontrati nei frettolosi e ristretti studi autorizzativi. Certezze non ce ne sono, e ostentare sicurezza nella TV pubblica in prima serata non è corretta informazione ma solo uno spot pubblicitario.

“Il vaccino come tutti i farmaci ha degli effetti collaterali.E’ bene saperli e capire quale è la loro gravità e frequenza. Nessun pericolo per la modifica del DNA però c’è la miocardite che si presenta raramente (3 casi su 100.000 dosi). In uno studio molto ampio in USA sono stati considerati 300 milioni di vaccinazioni e ci sono stati 1300 casi, tutti seguiti e guariti”

Analizziamo su questo dato ciò che è riportato sulla pagina del CDC USA . A pagina 7 trovate una tabella che mette a confronto i casi di infiammazioni cardiache attesi su una popolazione media a quelli riscontrati nei soggetti vaccinati a mRNA. Alcuni esempi: nei maschi fra 18 e 24 anni a fronte di una frequenza attesa di 1-11 casi sono stati riscontrati 213 casi, una frequenza oltre 20 volte maggiore. Ma anche analizzando i dati su popolazione più adulta vediamo che fra 40 e 49 anni sono stati riscontrati 45 casi contro i 2-19 attesi, oltre il doppio quindi. Ed è anche inaccettabile trattare con superficialità la guarigione di queste infiammazioni: la guarigione clinica non corrisponde sempre all’assenza di problemi permanenti e lo stesso Professor Crisanti (di certo non “un novax”) ha messo in guardia sulla vaccinazione nei giovani perché “la miocardite è una complicazione che non va sottovalutata. Non si sa quanto impatto abbia sulla funzionalità cardiaca negli anni. Mi spiego, se un giovanissimo guarisce dalla miocardite ma con una funzionalità cardiaca compromessa del 10%, è una cosa gravissima. È importante il modo in cui guariscono. Con che capacità cardiaca.” 

A noi piacerebbe tanto avere queste certezze sbandierate in TV con tanta superficialità, ma riteniamo che quando si parla di una malattia che sotto 50 anni senza patologie pregresse ha una mortalità nulla sia importante informare e non fare propaganda e bilanciare bene rischi (incerti) a benefici (nulli).

E non abbiamo neanche certezze su “nessun pericolo per la modifica del DNA”, dubbi che provengono da studi pubblicati su riviste scientifiche in corso di validazione. Il tempo ci dirà se questi studi saranno confutati o meno: la scienza, non la propaganda da salotto.

“Qualcuno è morto per il vaccino? Si, probabilmente 1 persona in Nuova Zelanda per miocardite causata da vaccino. 1 persona su miliardi di dosi in un anno. Nullo a confronto di alcune delle cause di morte in Italia: 25 persone all’anno per allergia da farmaci, 30 morti per allergie da cibo, 25 morti per puntura di insetti”

Premettendo che non ci risulta obbligo di assunzione di farmaci o di determinati cibi pena l’impossibilità di lavorare o di praticare vita sociale, sminuire i morti da vaccino è una tecnica purtroppo ormai nota da chi segue la lotta per la libertà di scelta da anni. Citiamo il rapporto ufficiale AIFA per parlare solo dei decessi post vaccino in Italia :

“Decessi e nesso di causalità. Complessivamente, 555 di queste segnalazioni gravi (al netto dei duplicati, ovvero dei casi per cui è stata inserita più di una segnalazione) riportano l’esito “decesso” con un tasso di segnalazione di 0,73/100.000 dosi somministrate, indipendentemente dalla tipologia di vaccino, dal numero di dose e dal nesso di causalità, tasso simile a quello riportato nel Rapporto precedente.

Il 71,3% (396/555) delle segnalazioni con esito decesso presenta una valutazione del nesso di causalità con l’algoritmo dell’OMS, in base al quale il 58.8% dei casi (233/396) è non correlabile, il 32,3% (128/396) indeterminato e il 5,3% (21/396) inclassificabile per mancanza di informazioni sufficienti. Complessivamente, 14 casi (3,5%) sui 396 valutati sono risultati correlabili (circa 0,2 casi ogni milione di dosi somministrate), di cui 7 già descritti nei Rapporti precedenti. Le rimanenti 7 segnalazioni si riferiscono a 3 pazienti ultraottantenni con condizione di fragilità per pluripatologie, deceduti per COVID-19 dopo aver completato il ciclo vaccinale (in due casi 3 settimane prima e in un caso 39 giorni prima dell’evento fatale), 3 pazienti deceduti per complicanze di un evento di natura trombotica associato a trombocitopenia e 1 paziente deceduto per complicanze di porporatrombotica trombocitopenica.”

Lo dice AIFA: 396 segnalazioni di sospetto decesso post vaccino hanno “nesso secondo algoritmo OMS”. 14 casi (3.5%) sono risultati CORRELABILI.

In 8 mesi, solo in Italia. Lo dice AIFA, non noi. Servono altre parole?

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DECRETO LEGGE N.127 – GREENPASS PER LUOGHI DI LAVORO 21 SETTEMBRE 2021

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E’ in gazzetta ufficiale dal 21 Settembre il DL n. 127 dal titolo “Misure urgenti per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante l’estensione dell’ambito applicativo della certificazione verde COVID-19 e il rafforzamento del sistema di screening”.

Il decreto aggiunge alle legge n.87 (quello che ha istituito il greenpass nella sua forma iniziale) nuovi articoli che estendono “l’obbligo di possedere e di esibire, su richiesta, la certificazione verde Covid-19 ai fini dell’accesso ai luoghi di lavoro pubblici (9-quinquies), privati (9-septies) e ai magistrati operanti negli uffici giudiziari” (9-sexis) dal prossimo 15 ottobre fino al 31 dicembre 2021, termine di cessazione dello stato di emergenza.

Prima di riassumere quali siano gli obblighi introdotti facciamo presente che il decreto ha anche rifinanziato i tamponi a prezzo calmierato di 15 euro per tutte le farmacie e per tutte le “strutture sanitarie convenzionate, autorizzate o accreditate dal SSN alla somministrazione di test antigenici rapidi” istituendo anche sanzioni economiche per le farmacie che non osserveranno questo prezzo imposto. Inoltre, senza che risulti nessuno studio scientifico a supporto di tale modifica, da oggi 22 settembre il greenpass viene rilasciato lo stesso giorno della somministrazione della prima dose e non più dopo 15 giorni dall’iniezione. (art 5 comma 1c).

Analizziamo ora la procedura prevista per la verifica del possesso del greenpass sui luoghi di lavoro:

LAVORATORI PUBBLICI

L’onere del controllo spetta al “datore di lavoro” (art. 1 comma 4) oltre che ai rispettivi “datori di lavoro” di “soggetti che svolgono a qualsiasi titolo la propria attività lavorativa, di formazione o di volontariato anche sulla base di contratti esterni presso le amministrazioni”. Le modalità di controllo verranno stabilite “entro il 15 Ottobre, anche a campione, prevedendo prioritariamente ove possibile che tali controlli siano effettuati al momento dell’accesso ai luoghi di lavoro”. Queste verifiche sono comunque effettuate secondo il DPCM già attuato per i controlli in ristoranti, bar, ecc. ovvero sfruttando l’app Verifica C19 e relativa verifica dell’identità.

Per i lavoratori, al comma 6, “nel caso in cui comunichi di non essere in possesso della certificazione verde Covid-19 o qualora risulti privo della predetta certificazione al momento dell’accesso al luogo di lavoro è considerato assente ingiustificato fino alla presentazione della predetta certificazione e comunque non oltre il 31 dicembre 2021, termine di cessazione dello stato di emergenza”. 

Importante: l’assenza ingiustificata non può avere conseguenze disciplinari, si ha diritto alla conservazione del rapporto di lavoro e si può ritornare a lavoro non appena si presenta la certificazione. Nei giorni di assenza ingiustificata “non sono dovuti la retribuzione né altro compenso o emolumento”.

Qualora si acceda ai luoghi di lavoro senza certificazione è prevista una sanzione da 600 a 1500 euro oltre alle “conseguenze disciplinari secondo i rispettivi ordinamenti di appartenenza”. Le eventuali sanzioni vengono irrogate dal Prefetto.

LAVORATORI PRIVATI

Per i lavoratori privati si prevede lo stesso schema dei lavoratori pubblici descritto in precedenza, quindi anche in questo caso “i datori di lavoro definiranno entro il 15 ottobre 2021 le modalità operative per l’organizzazione delle verifiche”. Precisiamo che queste verifiche devono comunque rispettare il DPCM autorizzato dal garante per la privacy per cui la raccolta di certificati vaccinali o QR code NON sono autorizzati ma la verifica dovrà essere effettuata quotidianamente affinché non ci sia distinzione fra chi ha greenpass per vaccinazione, tampone o guarigione da malattia. Consigliamo quindi di MONITORARE attentamente le disposizioni del proprio datore di lavoro segnalando richieste illecite al garante per la privacy. Questa discrezionalità attribuita dal decreto provocherà sicuramente libere interpretazioni e forzature dei nostri diritti.

Nota importante: Per le imprese con meno di quindici dipendenti al comma 7 è disposto che “dopo il quinto giorno di assenza ingiustificata il datore di lavoro può sospendere il lavoratore per la durata corrispondente a quella del contratto stipulato per la sostituzione COMUNQUE PER UN PERIODO NON SUPERIORE A DIECI GIORNI RINNOVABILI UNA SOLA VOLTA e non oltre il 31 dicembre 2021”. Questo significa che, a differenza di quanto descritto in precedenza, se per 5 giorni non accedete al luogo di lavoro di un’azienda con meno di 15 dipendenti, non potrete subito tornare a lavoro esibendo la certificazione ma potete essere sospesi per ulteriori 10 giorni in caso sia stato assunto un nuovo lavoratore per questo periodo. Anche in questo caso si ricorda che la sanzione da 600 a 1500 euro è irrogata dal Prefetto in caso di accesso al luogo di lavoro senza greenpass.

Sono esclusi da questi controlli e obblighi “i soggetti esenti dalla campagna vaccinale sulla base di idonea certificazione medica rilasciata secondo i criteri definiti con circolare del ministero della salute” e coloro che lavorano “in remoto” in quanto la sospensione retributiva è prevista “al fine di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori nel luogo di lavoro” e “qualora risulti privo della predetta certificazione al momento dell’accesso al luogo di lavoro”.

Questo il riassunto del decreto legge n. 127 che è in vigore da oggi (anche se le norme sul lavoro si applicano dal 15 ottobre) e che ricordiamo andrà convertito in legge entro 60 giorni dal Parlamento. Si apre quindi una stagione difficile per tutti e i nostri consigli rimangono gli stessi di sempre:

– NIENTE PANICO! Ad oggi i lavoratori non in possesso del greenpass risultano essere circa 4 milioni. Un numero che è in grado di paralizzare il paese se RESISTIAMO. Ricordiamo inoltre che non si può essere licenziati e che non appena in possesso del greenpass si ha diritto al reintegro immediato senza sanzioni disciplinari.

– PROTESTIAMO! Da oggi le manifestazioni saranno ancora più frequenti e partecipate, è importante esprimere il nostro dissenso contro un decreto ingiusto e ricattatorio. Rimanete in contatto per altre iniziative di protesta che dovranno per forza essere organizzate per resistere, anche, per chi può, sacrificando parte della retribuzione ma inviando un segnale forte nei confronti di questo governo autoritario e ingiusto.

Restiamo uniti!

Staff C.Li.Va. Toscana

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LA FOLLIA GREENPASS

 

Quando il greenpass è stato ideato in Europa doveva servire solo per gli spostamenti fra paesi evitando così quarantene all’arrivo per le vacanze.

Poi, come ripetiamo da anni, la follia dei politici italiani ha superato ogni limite di DECENZA: prima hanno esteso questo strumento a eventi e manifestazioni (folle, ma perlomeno “praticabile” visto che si parla di eventi limitati nel tempo e sporadici) poi prima di andare in vacanza (alla faccia dello “stato di emergenza” ) lo hanno esteso ad attività abituali (come bar e ristoranti ad esempio) e perfino nei luoghi di lavoro come la scuola.

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CORTOCIRCUITO GREENPASS

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In pieno Agosto, con il Governo che vara decreti legge a raffica e prolunga lo stato di emergenza mentre il Parlamento invece chiude per ferie un mese, assistiamo all’ennesimo fallimento del “progetto greenpass”. Annunciato come uno strumento in grado di garantire alle attività di rimanere aperte e ai cittadini di frequentare luoghi sicuri dal Presidente Draghi dopo neanche una settimana dall’entrata in vigore assistiamo a scenette difficilmente comprensibili e spiegabili. Il progetto greenpass sta fallendo: ha messo in crisi ogni settore coinvolto, dalle farmacie subissate di richieste di stampa di certificati ai gestori delle attività dove è stato inserito l’obbligo di certificazione per l’accesso e che chiedono a gran voce in fase di conversione in legge di stravolgere il testo del decreto originale.

Ma oggi non possiamo non parlare del dilettantismo con cui il Ministro dell’Interno Lamorgese sta cercando di mettere una pezza al decreto che il suo Governo ha scritto pochi giorni fa.

Se leggiamo il testo del decreto n. 105 infatti è scritto in modo evidente che il controllo della validità della certificazione verde è in carico ai gestori delle attività: “I titolari o i gestori dei servizi e delle attività di cui al comma 1 sono tenuti a verificare che l’accesso ai predetti servizi e attività avvenga nel rispetto delle prescrizioni di cui al medesimo comma 1”. E per le modalità di controllo si rimanda al DPCM del 17 giugno secondo quanto previsto dalla legge 87 all’articolo 9 comma 10. Se apriamo il DPCM all’articolo 13 si fa riferimento a “la verifica delle certificazioni verdi è effettuata mediante la lettura del codice a barre bidimensionale utilizzando l’applicazione mobile descritta nell’allegato B”.

Come un gioco di scatole cinesi l’allegato B determina che l’applicazione ufficiale si chiama VerificaC19 (scaricabile gratuitamente da tutti sugli store degli smartphone) che, negli screenshot demo, recita chiaramente che “per completare la verifica è necessario confrontare i seguenti dati anagrafici con quelli di un documento di identità valido”.

Ma del resto era già chiaro che i titolari delle attività coinvolte nell’obbligo di greenpass dovessero controllare sia QR code che documento di identità, per i seguenti motivi:

1) All’articolo 13 comma 4 del DPCM 17 giugno (adottato nel DL 52 all’articolo 9 comma 10) troviamo infatti: “L’intestatario della certificazione verde COVID-19 all’atto della verifica di cui al comma 1 dimostra, a richiesta  dei verificatori di cui al comma 2, la propria identità personale mediante l’esibizione di un documento di identità”.

2) L’articolo 4 comma 2 punto f del Decreto legge n. 105 ricorda che non solo c’è una sanzione in caso di violazione di accesso senza greenpass a carico sia del Cliente e del titolare (come previsto dai precedenti decreti) ma è stata aggiunto che “dopo due violazioni si applica la sanzione amministrativa accessoria della chiusura dell’esercizio o dell’attività da uno a dieci giorni”. Come può essere il titolare di un esercizio commerciale punito se non ha modo di verificare l’identità del QR code mostrato dal cliente? Se il gestore di un esercizio o attività è responsabile del controllo, con tanto di chiusura in caso di reiterata violazione, come può sapere se il codice mostrato è davvero di proprietà di chi lo mostra?

E invece sulla scia delle proteste dei gestori e delle associazioni di categoria assistiamo a un’imbarazzante dichiarazione del Ministro dell’Interno che, correggendo anche il sito delle FAQ del Governo durante la notte, informa tramite i giornali che “i titolari delle attività non chiederanno documenti” e che verrà emessa una circolare in merito. Siamo quindi di fronte a un cortocircuito totale: vengono emanati decreti legge a raffica in piena estate, il parlamento che dovrebbe convertire i decreti in legge modificando il testo in base alle volontà dei rappresentanti dei cittadini (siamo o no una repubblica parlamentare?) è in ferie nonostante sia stato prorogato lo stato di emergenza, si promettono circolari che però risultano chiaramente in contrasto con quanto previsto dal decreto legge preparando così il campo a ricorsi a eventuali sanzioni.

E in tutto questo il Ministro della salute annuncia trionfale che il numero di download dei codici scaricati è eccezionale dimenticando che, forse, se è dovuto ricorrere a obblighi vaccinali per alcune categorie e a ricatti a colpi di lasciapassare forse tanta volontà di vaccinarsi da parte degli italiani non c’è…

Intanto, mentre i parlamentari sono in ferie, ogni associazione di categoria emette comunicati stampa in cui parla di esenzioni per le loro attività da obbligo di greenpass per salvaguardare gli incassi mancati a causa dei decreti legge del “governo dei migliori”: è il caso di Federterme che ringrazia il Ministero della salute perché “nelle 320 strutture associate non servirà l’attestato di vaccinazione” nonostante il decreto al punto f parli espressamente di “centri termali” (art.9 bis comma 1), oppure il caso di alcuni parchi acquatici come Atlantica di Cesenatico che si è autodefinito “equiparabile alle piscine all’aperto” nonostante lo stesso decreto parli di “parchi tematici e di divertimento”.

Un parco acquatico con scivoli non è una piscina all’aperto, capiamo che il crollo degli incassi è più importante ma altrimenti quali sarebbero i parchi a tema e di divertimento se non gli acquapark?

Il greenpass, conferma del FALLIMENTO VACCINALE, non piace a nessuno. Che queste associazioni di categoria abbiano il coraggio di dirlo chiaramente! E la pezza che il governo sta cercando di mettere è peggiore del buco visto che ognuno sta decidendo da solo e si fanno a pezzi i principi fondamentali del diritto con comunicati sui giornali e circolari che dovrebbero valere più dei testi dei decreti legge.

Intanto ricordiamo che dal 1 settembre, secondo lo stesso Governo che adesso sta in vacanza, milioni di lavoratori della scuola dovrebbero essere sospesi senza stipendio per effetto dello stesso greenpass che nessuna categoria produttiva vuole, con un testo di legge che è in palese violazione con il regolamento europeo su cui si basa e che rischia di acuire ancora di più la forte tensione sociale creata.

I nostri consigli rimangono sempre gli stessi:

NON cedete a nessun ricatto, i decreti legge dovranno essere convertiti e sarà impossibile non tenere conto delle proteste delle categorie produttive.

MANIFESTATE dove possibile contro il greenpass, non accontentiamoci di queste circolari che cercano di stemperare i toni della polemica. I decreti legge devono essere CANCELLATI in modo che non ci si trovi davanti a sceriffi che si sentono legittimati da chiedere QR code o di inserire simboli per riconoscere “coloro che non hanno il greenpass”.

BOICOTTATE tutte le attività che richiedono il greenpass e che ora cercano di smarcarsi. Finché la legge è in vigore non è un articolo di giornale che vi consente di frequentare luoghi che il decreto legge recita espressamente oggetto di greenpass. Le associazioni di categoria devono chiedere la cancellazione e solo i mancati incassi potranno portare a questa decisione, altrimenti ci ritroveremo nella situazione in cui la legge rimane e si creano precedenti pericolosi per il futuro solo perché come al solito guardiamo solo al nostro orticello.

IL PERSONALE SCOLASTICO pretenda di essere rappresentato dai sindacati pena la disdetta di iscrizione. Scrivete ai sindacati a cui siete iscritti richiedendo il rispetto della libertà di scelta e del diritto al lavoro: BOICOTTATE chi dovrebbe rappresentarvi e non lo fa!

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AVANTI COSÌ – BOICOTTIAMO IL GREENPASS

 

Post Facebook: https://www.facebook.com/1325093637548307/posts/4358204947570479/?d=n

Continuano i crolli degli incassi per le attività soggette ad obbligo di greenpass. Mentre il governo sbandiera numeri entusiasmanti per il numero dei download dei qr code continuano ad arrivare lamentele dei gestori a dimostrazione che abbiamo in mano la forza per rompere questo sistema!

RINUNCIAMO A QUALCOSA OGGI PER FERMARE QUESTA DERIVA FOLLE!

AQUAFAN RICCIONE

Crollo nella vendita dei biglietti: il 60% in meno rispetto ai giorni precedenti. «Un dato eclatante nel periodo migliore, solo ad agosto facciamo la metà dei ricavi di tutto l’anno, ci saranno ripercussioni pesanti», annuncia a Linkiesta Patrizia Leardini, amministratore delegato di Aquafan

LEOLANDIA

«È un danno enorme», spiega Giuseppe Ira, presidente dell’Associazione Parchi Permanenti Italiani e patron di Leolandia. «Il 60 per cento di chi non ha ricevuto nemmeno la prima dose sono nostri potenziali clienti. Ci secca essere considerati un’attività a rischio, operiamo all’aria aperta e non c’è stato nessun contagio, nemmeno tra i dipendenti»

Fonte: https://www.linkiesta.it/2021/08/parchi-acquatici-divertimenti-green-pass-mirabilandia/

FORSE MEGLIO CHIUDERE

Luciano Pareschi del  parco Caribe Bay di Jesolo parlando del Green pass non lascia spazio ad interpretazioni. “Tutti i parchi d’Italia lamentano un calo di entrate dal 40 al 60 per cento. A queste condizioni forse è meglio chiudere”

Fonte: https://video.nuovavenezia.gelocal.ithttps//video.nuovavenezia.gelocal.it/locale/pareschi-caribe-bay-green-pass-perdite-fino-al-60-per-cento/147627/148280

RISTORANTI VERSILIA

“Purtroppo c’è stata qualche cancellazione perché tanti sono vaccinati ma i figli minorenni ancora no, e quindi devono rinunciare. ma devo essere io il controllore? Che ci stanno a fare gli organi pubblici? Come facciamo a chiedere anche i documenti di identità dopo aver scansionato il Qr con l’App del cellulare?”

Fonte: https://www.lanazione.it/viareggio/cronaca/vaccino-sputnik-1.6670724

SPETTACOLI ANNULLATI

“Abbiamo dovuto registrare una pioggia disdette alle prenotazioni già effettuate e il numero elevato di rinunce purtroppo non ci permette di garantire un pubblico (già ridotto del 50 per cento della capienza a causa del distanziamento) adeguato a uno spettacolo di livello internazionale come quello della compagnia Balletto del Sud diretto da Fredy Franzutti – prosegue la direttrice artistica”

Fonte: https://raffaelepalermonews.com/savona-pioggia-di-disdette-per-lentrata-in-vigore-del-green-pass-salta-il-balletto-serata-romantica-al-priamar/

DISDETTE IN CINEMA E RISTORANTI

Cominciano ad arrivare le disdette nei locali e nei cinema. Dalla scorsa settimana le prenotazioni si sono dimezzate.

Una partenza  in salita per le attività, come bar e ristoranti, chiamate a controllare il Green Pass ai clienti che vogliono sedersi all’interno dei locali. Prime disdette e clienti che si rifiutano di fornire i dati. Lo spiega ai microfoni di Icaro Gianni Indino, presidente di Confcommercio. “Se il buon giorno si vede dal mattino, dice, siamo messi molto male“.

Fonte: https://www.pressreader.com/italy/corriere-del-veneto-treviso-e-belluno/20210807/281706912736185

E https://www.newsrimini.it/2021/08/green-pass-inizio-in-salita-per-bar-e-ristoranti-indino-prime-disdette/

CALANO LE PRESENZE ALLE TERME DI GENOVA

Per gli ingressi venerdì è stata una giornata negativa rispetto ai giorni precedenti. Il direttore: “Potremmo ospitare apparecchio e staff ed eseguire i test qui”

Fonte: https://www.ilsecoloxix.it/genova/2021/08/06/news/green-pass-a-genova-le-terme-al-contrattacco-tamponi-all-entrata-per-frenare-le-disdette-1.40575443

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Se non finisce bene, vuol dire che non è finita

Staff C.Li.Va.

IL GREENPASS NON FUNZIONA!

Giornali e media stanno giustificando l’obbligo di accesso a servizi ed attività con greenpass come necessario per garantire la sicurezza. Ma non è così, in poche settimane ci sono già numerosi casi di eventi che hanno riscontrato poi casi di COVID-19 fra chi ha il “lasciapassare”.

Il vaccino non sempre immunizza.

Il vaccino non previene il contagio.

Il vaccino non ha una durata certa nel tempo.

Il vaccino non ha un’efficacia alta nei confronti della variante Delta.

Il greenpass è un RICATTO, la conferma del FALLIMENTO VACCINALE.

 

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PERCHE’ PROTESTIAMO CONTRO IL GREENPASS?

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In questi giorni la logica del “divide et impera” ha raggiunto i massimi livelli fra la popolazione sul tema del greenpass obbligatorio a partire dal prossimo 6 Agosto. Premesso che è impossibile convincere chi affida il proprio pensiero affidandosi agli spot di Mara Venier e Paolo Bonolis o alla comunicazione scientifica di Piero Pelù e Claudio Amendola, vogliamo spendere due righe per dire, molto serenamente, le motivazioni di chi in queste settimane partecipa alle manifestazioni di protesta contro il greenpass obbligatorio.

Perché protestiamo? Ci è capitato di sentirci fare questa domanda da parenti o colleghi quando hanno saputo che avremmo partecipato a una delle tantissime proteste che quotidianamente vengono organizzate sul territorio, proviamo a rispondere analizzando i motivi sotto vari punti di vista. Non vogliamo convincere nessuno, auspichiamo solo che qualcuno voglia capire perché le persone protestano e magari capire che la logica di costruire due fazioni fra la popolazione è il solito schema per introdurre misure di legge restrittive e discriminatorie a cui tutti dovremmo ribellarci. Analizziamo le motivazioni sotto quattro aspetti principali:

1) Aspetto sanitario

2) Aspetto economico

3) Aspetto legale

4) Aspetto pratico

1 – ASPETTO SANITARIO

“Con il green pass gli italiani possono contare a esercitare le proprie attività e divertirsi con la garanzia di trovarsi con persone che non sono contagiose.”

Con queste parole il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha giustificato in conferenza stampa l’estensione dell’obbligo del greenpass a tantissime attività sociali e culturali, eppure questa affermazione non trova riscontro nelle fonti ufficiali dell’Istituto superiore di sanità e neanche nelle recenti dichiarazioni di medici.

Dal sito ISS infatti leggiamo “Anche dopo essersi sottoposti alla vaccinazione bisognerà continuare a osservare misure di protezione nei confronti degli altri, come la mascherina, il distanziamento sociale e il lavaggio accurato delle mani. Ciò sarà necessario finché i dati sull’immunizzazione non mostreranno con certezza che oltre a proteggere sé stessi il vaccino impedisce anche la trasmissione del virus ad altri.”

Ovvero, ad oggi, non esiste evidenza scientifica per cui un soggetto vaccinato non possa contagiare gli altri. 

Pochi giorni fa il Dottor Fauci ha dichiarato che “anche le persone che sono state vaccinate possono a loro volta trasmettere il virus ad altri” riferendosi alla variante delta, ormai dominante in Italia rispetto alle precedenti varianti del virus. Nonostante alcuni giornali italiani abbiano provato a mitigare queste dichiarazioni la decisione dei CDC americani di reintrodurre le mascherine al chiuso anche ai vaccinati è la prova che, pur se i media stanno cercando di limitare i danni prodotti all’immagine del vaccino dopo queste dichiarazioni arrampicandosi sugli specchi, in questo momento la vaccinazione NON impedisce il contagio e non ci sono certezze sull’efficacia del vaccino che è stato prodotto sul virus originario.

Oltre a questo vogliamo anche evidenziare come la durata della protezione del vaccino Pfizer sia ancora incerta. Uno studio di pochi giorni fa pubblicato su The Lancet parla di una riduzione significativa in 10 settimane mentre il greenpass attualmente ha una validità ben superiore, ovvero 9 mesi.

A quale “garanzia di trovarsi con persone che non sono contagiose” si riferisce quindi il Presidente del Consiglio quando giustifica il decreto legge per restringere le libertà costituzionali?

L’obbligo di greenpass, da un punto di vista sanitario, non è giustificato visto che non è una misura per ridurre i contagi: il vaccino non impedisce il contagio, non viene verificata l’effettiva risposta anticorpale nei soggetti vaccinati (ma basta aver ricevuto la dose per avere il “lasciapassare”) e la durata degli anticorpi potrebbe essere ben inferiore al tempo di validità del greenpass decisa dal Governo.

2 – ASPETTO ECONOMICO

L’economia italiana ha risentito molto della pandemia da Covid19. Moltissime attività sono state chiuse in questi 18 mesi di “emergenza” , una stima ISTAT di fine 2020 parla di 73.000 imprese chiuse, il 7% del totale. Il motivo per cui molti di coloro che protestano sono proprio i gestori di attività commerciali è che questo decreto rischia di rendere ancora inferiori i consumi. Quante famiglie saranno disposte a vaccinare i figli 12 enni per poter andare a mangiare una pizza? E quanti avranno voglia e soldi di fare un tampone per poter andare al cinema?

I primi segnali che arrivano dopo l’annuncio del greenpass del resto parlano chiaro: prenotazioni crollate nelle agenzie di viaggi , utenti in fuga da piscine e palestre , disdette e richieste di rimborsi per i parchi di divertimento .

Il rischio è di uccidere l’economia in modo definitivo, con un aumento ulteriore di attività che saranno costrette a chiudere per la diminuzione degli incassi. Ricordiamo oltretutto che le attività oggetto di uso greenpass risulteranno di fatto “aperte” quindi non è previsto nessun aiuto statale nonostante un calo della clientela dovuto alle restrizioni. La percentuale di vaccinati decresce con l’età, di fatto le fasce d’età che frequentano bar, ristoranti, parchi divertimento e palestre sono quelle con una percentuale di vaccinati inferiore, questo comporterà di fatto una riduzione sensibile dei clienti potenziali di ogni attività colpita. Inoltre il greenpass viene rilasciato solo dopo 15 giorni dalla somministrazione, quindi ipotizzando anche che qualcuno sia obbligato a vaccinarsi per non rinunciare alle attività sociali avrà comunque un periodo in cui sarà escluso dalle attività.

3 – ASPETTO LEGALE

All’interno del decreto 105 si fa riferimento ai regolamenti del parlamento europeo 953/954 per il cosiddetto “certificato COVID digitale dell’UE”. Il Governo, sempre attento a prendere spunto dall’Europa, si è stranamente dimenticato che all’articolo 36 è riportato: “è necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate (anche per scelta)” e che “il regolamento non può essere interpretato nel senso che istituisce un obbligo a essere vaccinati”.

Ora prendiamo il caso della richiesta del greenpass per accedere a piscine o palestre: è secondo voi di fatto un obbligo vaccinale o no chiedere un tampone ogni 48 ore (l’unica alternativa per avere il greenpass senza vaccinarsi)?

Dal nostro punto di vista non è sostenibile farsi un tampone ogni 48 ore per accedere ad attività abituali come queste. Di fatto con questo decreto il Governo ha quindi introdotto un obbligo vaccinale mascherato per accedere alle attività sportive.

Questo è ovviamente solo un esempio, perché anche se parliamo di cinema ci troviamo di fronte di fatto a un obbligo vaccinale: un tampone medio costa fra le 20 e le 40 euro. Secondo voi una famiglia di 4 persone dovrebbe spendere, oltre al costo del biglietto, fra le 80 e le 160 euro per sottoporsi a tampone per andare a vedere un film? Di fatto anche questo evidenzia come la richiesta di greenpass per accedere al cinema sia un obbligo vaccinale mascherato, in palese violazione del regolamento europeo a cui fa riferimento.

4 – ASPETTO PRATICO

Siamo italiani, sappiamo bene quanto l’efficienza non sia di certo il nostro punto di forza. Immaginate ora la praticità di chiedere QR code e documenti a tutti i partecipanti di un tavolo di una pizzeria di sabato sera. Senza contare che l’onere di controllare spetta al locale secondo il DL 105, con conseguente aggravio dei compiti del personale che già deve controllare distanza, mascherina, presenza del gel igienizzante e cartelli di segnaletica per i percorsi di entrata/uscita.

O ancora immaginate una cena in un ristorante all’aperto (quindi senza richiesta di greenpass) con un improvviso acquazzone: i clienti verrebbero spostati in una sala interna e chi non ha il greenpass continua a mangiare sotto la pioggia?

E immaginate a quali scene assisteremo con i turisti stranieri, stupiti da questa follia tutta italiana di richiedere codici a barre e fogli per poter mangiare una pizza o bere un caffè a un tavolo.

Sul rilascio dei codici a barre poi si apre la pagina della meravigliosa burocrazia italiana: codici non rilasciati per errore, numeri verdi intasati per avere informazioni e certificati persi perchè la vaccinazione non è stata correttamente registrata. E sarà ancora più difficile con i tamponi, visto che la validità è di sole 48 ore dall’effettuazione (non dal risultato), con il concreto rischio di non partecipare ad eventi o cene perchè il risultato del tampone non è arrivato in tempo per poter mostrare il codice all’ingresso.

Senza volerci dilungare ulteriormente risulta evidente che il greenpass è una complicazione nella nostra vita con la falsa sensazione di sicurezza. L’incapacità del vaccino di impedire il contagio e l’obbligo di utilizzo in attività abituali rischiano di affossare l’economia italiana ulteriormente senza nessun vantaggio in termini di salute pubblica.

Chiudiamo solo con due ulteriori riflessioni: non pensate che avendo fatto il vaccino questa protesta non vi riguardi. Si prospetta già l’obbligo di terza dose per avere il greenpass , legare la possibilità di accedere a luoghi aperti al pubblico all’effettuazione di una vaccinazione vi rende di fatto obbligati a vita a seguire il calendario che verrà deciso. La seconda riflessione è che nel decreto è ben esplicitato che le attività che sono aperte con obbligo di greenpass “nelle zone gialla, arancione e rossa, laddove i servizi e le attività di cui al comma 1 siano consentiti e alle condizioni previste per le singole zone”. Questo significa che qualora ci siano zone rosse locali o qualche regione diventi arancione o rossa le attività oggi aperte con greenpass potrebbero essere chiuse per tutti. E’ già successo ad esempio in alcuni paesi dove con ordinanze sono state istituite zone rosse locali con la chiusura di negozi, bar e ristoranti.

Il greenpass non è un lasciapassare ma solo un modo, in piena estate, di spingere una campagna vaccinale che sta fallendo. L’anno scorso, senza nessuna vaccinazione, del resto tutte le attività erano aperte per tutti e senza QR code da mostrare in giro. Appare quindi evidente che la vaccinazione, e di conseguenza il greenpass, è di fatto oggi obbligatoria e il greenpass solo un ricatto a cui tutti dovrebbero ribellarsi perché relegare le proprie libertà a dei lasciapassare con tutte queste criticità è un pericoloso precedente, per tutti.

Staff C.Li.Va. Toscana

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LA FOLLIA DEL GREENPASS

Giornali e TV stanno prontamente strumentalizzando quanto avvenuto sabato scorso in tutta Italia: manifestazioni libere, spontanee e pacifiche contro l’utilizzo del green pass.

Invitiamo tutti a partecipare domani MARTEDÌ 27 LUGLIO in PIAZZA MONTECITORIO ORE 15.00 alla manifestazione contro l’obbligo di greenpass.

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DECRETO LEGGE N.105 – ESTENSIONE GREENPASS PUBBLICATO IN GAZZETTA UFFICIALE

È stato pubblicato in gazzetta ufficiale il decreto legge n.105 che estende l’utilizzo del greenpass dal prossimo 6 Agosto.

Di seguito trovate la nostra analisi per poter capire cosa cambia e quali criticità introduce.

Invitiamo tutti a mantenere la calma e a non disperarsi. Numerose manifestazioni sono state organizzate già da oggi 24 Luglio. Ci raccomandiamo di partecipare numerosi perché i nostri diritti sono sotto forte attacco. Invitiamo però, visto il clima di forte esasperazione, a partecipare senza bambini in modo da evitare problemi in caso di eventuali disordini. Sappiamo bene come grandi concentrazioni di persone esasperate possono talvolta creare un ambiente non ideale per il bene più prezioso che abbiamo: i nostri figli.

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