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Riconsiderazione dei livelli di dosaggio di alluminio pediatrici immunoterapeutici sicuri

Autori: James Lyons-Weiler (a),⁎, Robert Ricketson (b)

Traduttrici: Raffaella Sevieri ,Viviana Mioranza

 

Le normative FDA richiedono test di sicurezza degli ingredienti costitutivi dei farmaci (21 CFR 610,15). Ad eccezione delle proteine estranee, non è richiesto alcun test sulla sicurezza dei componenti per i vaccini o per i programmi vaccinali. Il dosaggio dell’alluminio nei vaccini si basa sulla produzione dei titoli anticorpali, non sulla scienza della sicurezza. Qui stimiamo un limite della dose pediatrica che considera il peso corporeo. Identifichiamo diversi gravi passi falsi storici in precedenti analisi dei livelli provvisori di sicurezza dell’alluminio nei vaccini e forniamo aggiornamenti rilevanti per l’esposizione all’alluminio dei bambini in relazione al programma vaccinale pediatrico, considerando il peso corporeo del bambino.

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La tecnologia NGS applicata allo studio delle matrici biologiche: i vaccini

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Come è ben noto, i vaccini sono farmaci biologici utilizzati per la prevenzione di alcune malattie infettive che contengono un principio attivo: gli “antigeni” (virus, batteri inattivati o attenuati, tossine inattivate, proteine o molecole complesse derivati dai virus e batteri), e altri componenti quali, gli adiuvanti (sostanze che aumentano la capacità degli antigeni vaccinali di indurre la risposta immunitaria anticorpale), gli eccipienti (sostanze necessarie per formulare il vaccino, o per preservarlo dalle contaminazioni batteriche) ed impurezze inevitabilmente presenti (sostanze presenti in tracce provenienti dalle materie prime, es. linee cellulari per la crescita dei batteri e virus, o dal processo di lavorazione, es. formaldeide, antibiotici ecc., contaminazioni).
Vari studi in letteratura hanno posto il problema della sicurezza dei componenti dei vaccini, soprattutto delle

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Alluminio e precauzioni

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Alluminio e precauzioni

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5909100/

È stata appena pubblicata un’ampia rassegna della letteratura sugli effetti tossici dell’alluminio e del fluoro sul cervello (Strunecka et al., 2018). Torno quindi sull’argomento della pericolosità degli adiuvanti, un argomento che ho già trattato anche nel testo (Bellavite, 2017) e in una rassegna recente (Bellavite, 2018).

Gli autori sono ricercatori cecoslovacchi, attivi nella ricerca in campo neuroimmunologico da molto tempo. La revisione suggerisce che la maggior parte dei fattori di rischio di disordine dello spettro autistico (ASD) sono collegati, direttamente o indirettamente, alla immunoeccitotossicità. In parole povere, la tossicità non deriverebbe direttamente dalla sostanza chimica, ma dal fatto che essa stimola le cellule cerebrali (soprattutto della serie monocito-macrofagica) e queste produrrebbero le sostanze tossiche come i radicali dell’ossigeno e dell’azoto. È noto che l’infiammazione cronica del cervello aumenta la sensibilità dei recettori del glutammato e interferisce con la rimozione del glutammato dallo spazio extraneuronale, cosa che può innescare eccitotossicità per un periodo prolungato. Il termine “eccitotossicità” deriva dal fatto che i neuroni, quando sono troppo stimolati (“eccitati”) possono subire un danno. Il glutammato è il principale neurotrasmettitore eccitatorio nel sistema nervoso, dove induce molteplici effetti benefici ed essenziali. Tuttavia, l’eccesso di glutammato, evidente in un ampio campo di patologie acute e croniche, è assolutamente catastrofico, poiché induce danno neuronale e una massiccia perdita di funzionalità cerebrale (Levite, 2017). Inoltre, il glutammato di per sé attiva i linfociti T umani aumentando la migrazione chemiotattica, la secrezione di citochine, l’espressione genica e altro ancora. Il glutammato ha anche potenti effetti sulle cellule T attivate da antigeni e citochine. Inoltre, le cellule T possono anche produrre e rilasciare il glutammato e influenzare le altre cellule e se stesse attraverso il loro glutammato.

La figura qui riportata è tratta (tradotta, mi scuso del refuso su “traauma”, che non riesco a correggere da qui) dal lavoro citato e rappresenta l’attivazione della microglia mediante stimolazione immunitaria sequenziale. Si vede la transizione da un tipo microgliale a riposo (ramificato) a un tipo innescato da uno stimolo immunitario iniziale. Le cellule microgliali innescate hanno un aumento della produzione di citochine, ma nessun rilascio di eccitotossine. Il secondo stimolo attiva completamente la microglia, determinando una reazione immunoeccitotossica iperintensa.

Anche se i danni gravi documentati sono relativamente rari (per fortuna), che un vaccino a base di alluminio come adiuvante possa causare neurotossicità è possibile, anzi probabile (Shaw et al., 2014a, Shaw et al., 2014b). L’alluminio è il metallo più comune e ampiamente distribuito nel nostro ambiente, essendo ampiamente utilizzato per applicazioni industriali e prodotti di consumo, come le pentole da cucina. Ovviamente, un conto è l’assunzione per via orale, un conto l’iniezione per via intramuscolare profonda. Tale metallo è considerato da tempo come una neurotossina ed è stato dimostrato un legame tra l’esposizione e lo sviluppo di malattie neurodegenerative, tra cui la sclerosi laterale amiotrofica, la malattia di Alzheimer, la demenza, la sindrome della guerra del Golfo e il Parkinsonismo (Maya et al., 2016). Nel caso della sindrome da guerra del Golfo, l’alluminio derivava dalla iniezione di molti vaccini nei soldati americani (Petrik et al., 2007, Shaw & Tomljenovic, 2013).

Alcuni vaccini contengono parecchio alluminio. Ad esempio il vaccino esavalente contiene Tossoide difterico, Tossoide tetanico, Tossoide pertossico, Emoagglutinina filamentosa, Pertactina, ciascuno dei quali adsorbito su 0,5 mg di alluminio (sotto forma di alluminio idrossido), più antigene dell’epatite B e Polisaccaride dell’Haemophilus influenzae tipo b, ciascuno dei quali adsorbito su 0,32 mg di alluminio fosfato. In totale fa quasi 1 mg di alluminio (precisamente 0,82 mg). Ogni vaccinazione è raccomandata in più dosi, andando a superare di certo i 2 milligrammi. (la dose massima ammessa per ogni iniezione è 1.25 mg, anche se non è chiaro dove e come tale limite sia stato determinato). Il piano vaccinale, inoltre, raccomanda la vaccinazione Dtifterite-tetano pertosse ogni 10 anni, quindi il carico di alluminio aumenterebbe nel corso della vita. La qual cosa sarebbe, al limite, tollerabile se l’alluminio iniettato venisse rapidamente eliminato e se non interagisse con altri eventuali processi infiammatori acuti o cronici del soggetto. Purtroppo, dove vada a finire l’alluminio iniettato non è dato sapere, né quanto resti nel corpo, visto fra l’altro che non è in forma solubile ma in particelle. Tanto è vero che nella scheda tecnica si legge: “Proprietà farmacocinetiche. La valutazione delle proprietà farmacocinetiche non è richiesta per i vaccini.”

Le preoccupazioni per la sicurezza dell’alluminio sono emerse a seguito del riconoscimento della sua persistenza biologica inaspettatamente di lunga durata all’interno delle cellule del sistema immunitario e nervoso (Mold et al., 2016). È vero che le dosi di alluminio sono molto piccole, ma in varie formulazioni non sono inesistenti. Sulla rivista Toxicology nel primo numero del 2017 è stato riportato un lavoro sperimentale eseguito su topi di laboratorio, in cui i ricercatori hanno documentato neurotossicità causata da dosi minime di alluminio idrossido (Alhydrogel®), l’adiuvante principale usato per i vaccini umani e animali, costituito da nanoparticelle che spontaneamente agglomerano (Crepeaux et al., 2017).

Nel mio testo sui vaccini (Bellavite, 2018) dedico un capitoletto alla miofascite macrofagica, una strana malattia che parte dal granuloma alluminico ma causa anche disturbi neurologici centrali. Un attento riesame dei casi di ASD rivela una serie di eventi che aderiscono ad un meccanismo di immunoeccitotossicità. Questo meccanismo spiega il legame tra la vaccinazione eccessiva, uso di alluminio e mercurio come coadiuvanti, allergie alimentari, disbiosi intestinale, e forse fattori genetici che rendono più suscettibile il cervello in via di sviluppo. È stato dimostrato che una attivazione cronica della microglia è presente nel cervello di soggetti autistici dai 5 ai 44 anni di età. Una considerevole quantità di prove, sia sperimentali che cliniche, indica che la ripetuta attivazione della microglia può provocare un danno neurotossico correlato a squilibri dei livelli di glutammato e al rilascio di citochine.(Blaylock, 2008).

Che l’autismo possa essere causato da sostanze inquinanti (a prescindere dal vaccino) è un dato quasi sicuro (Kalkbrenner et al., 2014, von Ehrenstein et al., 2014), ed è certo che l’esposizione ad adiuvanti contenuti nei vaccini (soprattutto alluminio) correli con l’aumento di casi di ASD (Nevison, 2014), ma ciò non stabilisce una “relazione causale”. Esiste un lavoro che riporta una notevole associazione tra la prevalenza dell’autismo e la frequenza di vaccinazioni (tutte le vaccinazioni, non solo MPR)(DeLong, 2011). Anche se tale lavoro dichiara esplicitamente di non stabilire una “relazione causale”, è interessante perché discute le ragioni per le quali le precedenti ricerche che escludono tale associazione potrebbero essere state incapaci di trovarla.

Gli autori della rassegna (Strunecka, Blaylock, Patocka, & Strunecky, 2018) segnalano la grande plausibilità biologica del danno da alluminio dovuto ai vaccini. Sostengono che i bambini sono esposti a tale stimolazione immunitaria sequenziale attraverso un numero crescente di eccitotossine ambientali, vaccini e infezioni virali persistenti. Dimostrano che il fluoruro e l’alluminio (Al3 +) possono esacerbare i problemi patologici peggiorando l’eccitotossicità e l’infiammazione. Un carico a lungo termine di queste tossine onnipresenti ha diversi effetti sulla salute con una sorprendente somiglianza con i sintomi dell’ASD. Inoltre, la loro azione sinergica in molecole di complessi di aluminofluoruro può influenzare la segnalazione cellulare, lo sviluppo neurologico e le funzioni del SNC a concentrazioni diverse volte inferiori rispetto ad Al3 + o al fluoruro considerati da soli.

Con l’accumulo di alluminio nel cervello e nel liquido cerebrospinale, si verificano tutte le condizioni per un’intensa e prolungata attivazione dell’infiammazione cerebrale. L’alluminio può attivare la microglia (cellule macrofagiche del cervello, n.d.r.), portando alla secrezione di TNF-α, IL-6 e NO sintasi citochina-inducibile, e allo sviluppo di radicali dell’ossigeno e dell’azoto con azione neuroinfiammatoria. Nei modelli animali, l’alluminio porta ad un aumento del glutammato, potenzia l’attività redox, sposta gli ioni metallici con una forte capacità legante nelle reazioni cellulari, altera gli enzimi del metabolismo ossidativo nei mitocondri, entra nel cervello, agisce nello sviluppo del cervello, fatto che potrebbe contribuire alla neurodegenerazione.

La rassegna citata è molto interessante anche perché affronta in modo approfondito i meccanismi cellulari e molecolari di azione delle due “neurotossine”. Da mio punto di vista, l’unico appunto che farei è quello di aver impostato il lavoro in riferimento diretto e quasi esclusivo ai disturbi dello spettro autistico. I problemi di neurodegenerazione, infatti, riguardano varie altre patologie, come ad esempio la miofascite macrofagica (conseguenza sicura benché rara della vaccinazione), ma soprattutto le neurodegenerazioni, anche dell’adulto e dell’anziano. La tendenza a “promuovere” un aumento di vaccinazioni anche nell’adulto e nell’anziano è da questo punto di vista da vedersi con preoccupazione, che potrebbe essere fugata solo da studi seri, controllati e randomizzati di confronto tra vaccinati e non vaccinati a medio-lungo termine. La notevole plausibilità biologica di un danno da alluminio suggerisce di applicare accuratamente il principio di precauzione, cardine della medicina ippocratica, prima di avviare campagne di vaccinazione di massa (soprattutto se si parla di vaccini con adiuvanti). La precauzione potrebbe diminuire solo in caso di gravi e fondati pericoli di epidemia per malattie prevenibili da vaccino e in cui il vaccino abbia dimostrato effettivamente un buon rapporto beneficio/rischio per la popolazione interessata.

La rassegna citata finisce con una nota positiva, quando apre la porta a una serie di nuove modalità di trattamento che riducono naturalmente l’eccitotossicità e l’innesco di attività microgliale. Di grande interesse è l’uso di flavonoidi con azione di antiossidanti, antinfiammatori, bloccanti i recettori del glutammato e antimicrobici. È stato dimostrato che un numero di polifenoli vegetali riduce l’attivazione microgliale e riduce le lesioni mediante immunoeccitotossicità. Tra queste si segnalano quercetina, silimarina, catechine di tè verde, resveratrolo, baicaleina, apigenina, luteolina. Anche nel mio laboratorio abbiamo studiato gli effetti farmacologici della quercetina sulle cellule della serie basofilica, dimostrando che è un potente fattore anti-allergico pur mantenendo la attività infiammatoria quando l’aggressore è un microbo(Chirumbolo et al., 2010a, Chirumbolo et al., 2010b). La quercetina è una sostanza presente in grande quantità nelle cipolle rosse, olive, capperi, pomodori, frutti di bosco, broccoli. Anche la vitamina E, la acetilcisteina e la curcumina hanno azioni antiossidanti e neuroprotettive ad ampio spettro.

Queste note positive dovrebbero essere accolte con favore anche dai “pro-vax” perché una raccomandazione a vaccinarsi avrebbe molto più valore se accompagnata da una raccomandazione a proteggersi in generale dalle malattie infettive (con mezzi diversi e igiene) e a proteggersi da eventuali danni da vaccino mediante la assunzione di sostanze “nutraceutiche” ad azione benefica sui meccanismi della neurotossicità.

Nella mia veste di medico e “vecchio” professore di patologia generale, mi rivolgo ai colleghi medici più giovani: studiate senza paura questi lavori scientifici, documentatevi e trovate vie nuove per uscire dal falso problema vaccini si/vaccini no. La medicina è una scienza e un’arte molto complessa e dinamica, in continua evoluzione.

Bibliografia

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Iniezioni sottocutanee di alluminio a livello di adiuvanti..

INIEZIONI SOTTOCUTANEE DI ALLUMINIO A LIVELLO DI ADIUVANTI NEI
VACCINI ATTIVANO I GENI IMMUNITARI INNATI NEL CERVELLO DEI TOPI
CHE SONO OMOLOGHI AI BIOMARCATORI DELL’AUTISMO
Dan Li, Lucija Tomljenovic, Yongling Li, Christopher A. Shaw

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Possibile ruolo dell’alluminio ambientale nello sviluppo di neuropatologia cronica in adulti e bambini.

Studio segnalato da assis a cura del team traduzioni CLIVA: Vaccines and autoimmunity, yehuda shoenfeld et al., introduction Silvia Bruschi Gerwyn Morris & Basant K. Puri & Richard E. Frye  del 19-Luglio-2017

 

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100.000$ a chiunque possa fornire la prova che i vaccini siano sicuri.

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L’icona di Hollywood Robert De Niro si schiera con Trump, dopo che la CIA ha ucciso il giornalista investigativo, esperto di autismo. Robert F. Kennedy Jr. e Robert De Niro offrono $ 100.000 a chiunque possa fornire la prova che i vaccini siano sicuri. (World Project Mercury)